"L'opera appartiene ad una serie di sessanta dipinti conosciuti come "doppi ritratti lorenesi", dai nomi dei personaggi rappresentati, tutti apparten enti alla casata dei Lorena. Questo gruppo di dipinti è da mettere in conn essione con una serie di maggiore formato costituita da 46 ritratti su tel a (24 di uomini, Inv. 1890, nn. 363-386, e 22 di donne, Inv. 1890, nn. 387 -408) dove i personaggi sono effigiati singolarmente ma con analoghe scrit te (cfr. Meloni in "Gli Uffizi...", II, p. 737). Questa serie di maggiore formato è quindi più piccola, vi compaiono infatti i membri della famiglia vissuti a partire dal XIV secolo fino ad arrivare a Carlo III, mentre i d oppi ritratti in rame raffigurano anche le generazioni precedenti, risalen do al IV secolo e arrivando a comprendere i successori di Carlo III, fino a Carlo IV, nonno di Francesco Stefano di Lorena primo Granduca di Toscana . I tipi iconografici utilizzati da entrambe le versioni sono comunque gli stessi. La tipologia del ritratto rappresentante una coppia a mezzo busto esiste in Francia fin dal XVI secolo. Questa serie è giunta con ogni prob abilità a Firenze con l'instaurazione della dinastia dei Lorena - dopo l'e stinzione della famiglia Medici avvenuta nel 1737 con la morte di Gian Gas tone - forse portati da Pietro Leopoldo (1747-1792); egli è infatti il pri mo granduca lorenese a risiedere stabilmente a Palazzo Pitti dopo il perio do della reggenza, ed è legittimo supporre che volesse dotare la nuova cor te di una serie di ritratti di antenati celebranti il prestigio della fami glia. Tebaldo II (?-1312) sposò Caterina di Fiandra (?) nel 1304 e divenne duca l'anno successivo. I due coniugi sono ritratti separatamente nei dip inti Inv. 1890 nn. 386 e 392" [1]